E’ ormai noto come l’impatto psicologico dell’acne sia sovrapponibile a quello di patologie sistemiche croniche gravi. Nonostante questo, molte persone non considerano l’acne come una vera e propria patologia.
Grazie al supporto di Vediamocichiaro abbiamo condotto un’indagine su pazienti adolescenti affetti da acne e sulle loro madri. Grazie a questa indagine abbiamo valutato il pensiero, le fonti di informazione e le conoscenze relative all’acne in questa popolazione.
Lo studio è stato condotto su 2327 pazienti affetti da acne e loro madri, per un totale di 4654 soggetti. È stato loro somministrato un questionario composto da 10 domande, 7 di queste domande erano rivolte ai pazienti adolescenti e 3 alle madri. L’analisi delle risposte ha mostrato risultati molto interessanti.
Circa il 75% dei pazienti ha dichiarato che l’acne ha un’influenza negativa sulla percezione di sé e sulle relazioni con gli altri. È importante ricordare che si tratta di pazienti adolescenti, quindi in un momento della vita in cui le relazioni sociali con i propri coetanei hanno un ruolo fondamentale. A questo proposito sottolineiamo come l’87% dei pazienti ha dichiarato che l’acne limita la propria vita sociale.
Dalla nostra indagine è emerso che il 65% dei pazienti intraprendono un trattamento per la propria acne, ma tale terapia è prescritta da uno specialista dermatologo solamente nel 20% dei casi. Il fatto che il 65% dei pazienti intraprenda una terapia evidenzia come l’acne abbia un impatto negativo sulla vita del paziente che quindi cerca una soluzione, ma non viene però percepita come vera e propria patologia, in quanto solamente una piccola percentuale di pazienti si rivolge ad un medico per trovare una soluzione.
Se consideriamo le risposte delle madri dei pazienti relative a conoscenze sull’acne si evince come le principali cause che si pensa siano implicate sono l’inquinamento, la dieta sbagliata e l’iperseborrea. Questi fattori sono sicuramente importanti, ma non sono alla base della malattia, si tratta più che altro di fattori aggravanti. Le stesse madri considerano come migliori trattamenti per la cura dell’acne quelli suggeriti da un cosmetologo, in associazione o meno alla pillola anticoncezionale. Un dato su cui riflettere è il fatto che solo l’8% delle madri si rivolge a un dermatologo per la cura dell’acne del proprio figlio.
Questi dati portano la nostra attenzione sull’importanza dell’educazione del paziente e dei famigliari in relazione a patologie cutanee come l’acne che sono molto diffuse e che spesso vengono considerate come disturbi “parafisiologici” dell’età evolutiva e non come vere e proprie patologie.
E’ nostro compito migliorare l’informazione e l’educazione dei pazienti, portando maggiore conoscenza sia sulle cause che sulle terapie disponibili per questa patologia.
Simona Tavecchio
Dermatologa, Milano