La dermatite seborroica o eczema seborroico è una patologia cronico-recidivante, cheinteressa circa l’ 11% della popolazione generale, il 70% dei bambini nei primi tre mesi di vita, e gli adulti nella terza e quarta decade di vita. E’ causata da un lievito saprofita della pelle umana del genere Malassezia, in particolare Malassezia furfur (detto anche Pityrosporum ovale) e Malassezia globosa. Le aree cutanee preferenzialmente interessate dall’affezione sono proprio quelle in cui i lieviti appartenenti a questa specie raggiungono la maggiore densità: cuoio capelluto, solchi nasogenieni, solchi retroauricolari, padiglione auricolare, radice del verga e zone irsute come sopracciglia, barba, torace (il petto irsuto è la sede tipica nell’uomo) e sedi che subiscono l’attrito come a livello della montatura degli occhiali. L’eccesso di sebo crea un microambiente ideale per la colonizzazione cutanea e la proliferazione del Pityrosporum ovale.
La forma clinica più tipica della dermatite seborroica si localizza al volto. Essa si presenta con chiazze eritematose, ricoperte di piccole squame non aderenti. La dermatite del cuoio capelluto si presenta, invece, sottoforma di due varietà cliniche: la forma ‘secca’ e la forma ‘grassa’ , a seconda del carattere secco od untuoso delle squame furfurali. La forfora secca, è caratterizzata da squame piccole e biancastre, aderenti al cuoio capelluto o che tendono a depositarsi sui capelli o sugli indumenti e la forfora grassa, forma meno frequente, caratterizzata da squame bianco-giallastre untuose di maggiori dimensioni, anche si accompagna , spesso, a sintomatologia pruriginosa e a telogen effluvium. Può talora coesistere anche un’ alopecia androgenetica che determina un peggioramento del quadro clinico. La dermatite seborroica del lattante e del neonato esordisce nella seconda settimana di vita assumendo l’aspetto di squamo-croste giallastre del cuoio capelluto, la cosiddetta ‘crosta lattea’, e del viso. Gli etilisti cronici e i pazienti trattati per carcinomi del tratto aereodigestivo sono più suscettibili a manifestare dermatite seborroica. Eruzioni cutanee gravi affini alla dermatite seborroica sono riscontrate nei pazienti affetti da HIV, le lesioni del volto assumono un aspetto a farfalla e possono addirittura simulare un lupus eritematoso. Possono interessare il capillizio, la nuca e il dorso con macule rosse o con squamo-croste giallastre. La diagnosi differenziale della dermatite seborroica con la sebopsoriasi è molto difficile e può risultare impossibile anche istologicamente. Spesso è necessario aspettare la comparsa di altre lesioni caratteristiche della psoriasi ai gomiti, alle ginocchia o alle unghie, mentre la diagnosi differenziale con la dermatite atopica è facile poiché le lesioni non si limitano alle zone tipicamente seborroiche.
Per quel che concerne il trattamento della dermatite seborroica, esso deve mirare alla riduzione della colonizzazione cutanea di M. furfur, alla rimozione degli accumuli di sebo, e al controllo della reazione infiammatoria dell’ospite. Nella dermatite seborroica del volto e del tronco possono essere utilizzati con successo saponi allo zinco piritione, utili per la detersione quotidiana, mentre l’applicazione di creme al chetoconazolo, bifonazolo o ciclopiroxolamina è fondamentale. Altre terapie topiche sono il benzoil perossido in crema o lozione al 5% (2 volte/settimana), il succinato di litio in unguento all’8%. La terapia sistemica, che si usa nelle forme più gravi, può avvalersi del Chetoconazolo 200 mg/die per os. La recidiva può aversi dopo 3-8 settimane dalla sospensione, quindi è indicato il mantenimento topico alla conclusione del ciclo.
La dermatite del cuoio capelluto si avvale dell’uso di shampoo medicati, contenenti sostanze ad azione antimicotica e fungistatica, quali la ciclopiroxolamina, il clotrimazolo, il fenticonazolo, ketoconazolo, piroctolamina, il solfuro di selenio e lo zinco piritione, soprattutto utili nelle fasi acute e gravi.Per le forme di media-lieve entità sono utili sostanze ad azione seboregolatrice o cheratolitica come piroctolamina, lattato di ammonio, solfuro di selenio, zinco piritione, acido salicilico, catrami vegetali, e derivati dello zolfo. In età pediatrica, inoltre, il cuoio capelluto andrebbe trattato con emollienti, acido salicilico al 3%, shampoo contenente ketoconazolo o bifonazolo, mentre le altre sedi dovrebbero essere trattate con Ketoconazolo crema o steroidi deboli. Molto spesso tale patologia rappresenta una problema per le donne, soprattutto quando è localizzata al cuoio capelluto. L’abitudine a praticare tinture molto spesso, con composti a base di parafenilendiamina e derivati (paratoluendiamina, paraaminodifenilamina, 2,4-diaminoanisolo, ortoaminofenolo) può rappresentare uno stimolo allo sviluppo di tale patologia, con manifestazioni cliniche evolutive. Il trattamento della patologia di base con i composti oggi a disposizione, soprattutto sottoforma di mousse, possono evitare che le normali abitudini femminili come la tintura stimolino le manifestazioni, evitando la corretta dermocosmesi della donna.