Adriana Ciuffreda: Buonasera, professoressa. Ha un po’ di tempo da dedicarmi, che facciamo una chiacchierata?
Maria Grazia Bernengo: Sì, con piacere, molto volentieri.
AC: Ha un bellissimo curriculum, professoressa. Lei si è laureata nel ’68, periodo di contestazione.
MGB: Sì, a Torino, era viva la contestazione politica.
AC: Comunque in pochi anni è diventata professoressa ordinario e direttore di I Clinica Dermatologica.
MGB: Prima, però, mi sono fatta cinque anni di Clinica Medica in Ematologia.
AC: Come mai ha scelto come specializzazione la dermatologia?
MGB: Allora, le spiego: per il semplice fatto che il professor Zina che era andato in cattedra nel ’74 cercava un ematologo che si occupava di linfomi cutanei, che allora erano emergenti. Allora era andato in Dermatologia a chiedere se c’era qualcuno, in questo caso lui aveva scelto me. Un po’ per il mio curriculum, poi perché ero sufficientemente preparata ma ero ancora tanto giovane da poter intraprendere una nuova carriera. Così aveva chiesto al mio ex direttore di allora (io avevo un contratto) se poteva chiedermelo. Il mio professore mi disse: guarda, decidi tu, perché sei tu che devi decidere della tua vita. Lui era appena andato in cattedra di Semeiotica Medica, era Gavosto, e mi ha detto: guarda, io potrei darti delle assicurazioni ma la mia situazione non è così chiara. Per cui decidi tu quello che vuoi fare. Siccome mio suocero era dermatologo mi ha fatto un lavaggio del cervello per andare in Dermatologia e così decisi di andare in Clinica Dermatologica. In seguito sono rimasta in ottimi rapporti di amicizia col Professore. Così sono andata in Clinica Medica per occuparmi di linfomi cutanei di cui allora se ne sapeva veramente poco. Visto che mi occupavo di Immunologia mi sono occupata di immunologia del melanoma. Dopo cinque anni ho preso la Specialità in Dermatologia. Mi avevano abbonato un anno perché avevo già la Specialità in Medicina Interna. Quindi l’ho fatta solo in due anni. Poi ho avuto il posto di Assistente nel ’73 e nel ’78 sono diventata Aiuto, nel ’83 professore associato e nel ’93 Ordinario. Avevo tante pubblicazioni, non tanto numericamente quanto su riviste prestigiose internazionali
AC: E’ stato facile conciliare questa attività di successo con gli impegni personali e familiari?
MGB: Guardi, io ho rinunciato ad avere figli, anche perché ritenevo che non fosse facilmente conciliabile un impegno come era allora la carriera scientifica e universitaria, però con mio marito, con la mia famiglia sono riuscita a fare tante cose ed avere una vita familiare molto felice.
AC: In realtà all’epoca non era facile per una donna arrivare a questi livelli, lei era una delle poche.
MGB: Mi ricordo che nel ’90 alla cena di un Congresso, avevamo fatto con la professoressa Jablonska un elenco delle donne che erano in cattedra in Europa ed eravamo otto.
AC: Adesso è crescente l’interesse delle donne per la Dermatologia.
MGB: Per tantissimi anni alla Scuola di Specialità che dirigevo abbiamo avuto solo donne, perché riuscivano ad essere sempre le prime in graduatoria, perché erano preparatissime. Infatti la Clinica Dermatologica ormai è fatta prevalentemente da donne.
AC: Ritornando al melanoma, allora non c’erano campagne d’informazione, la gente non si faceva controllare i nevi.
MGB: Si vedevano, infatti, melanomi molto spessi ed estesi che metastatizzavano molto in fretta. Io avevo deciso proprio per la mia estrazione internistica che i melanomi, così come i linfomi li avremmo seguiti dall’inizio alla fine. Mi occupavo della chemioterapia che allora era limitata e quello che mi interessava molto – infatti, sono stata una delle prime a farlo – era il follow up di questi pazienti. All’inizio c’erano sette melanomi all’anno, quando ho cominciato; poi sono diventati molto di più, sessanta – settanta melanomi all’anno. E nel tempo è stato notato questo: come si è vista una riduzione dello spessore del melanoma, con aumento dei melanomi sottili tanto che ultimamente erano il 50% e soprattutto melanomi in situ, però i melanomi stessi sono diminuiti di molto poco con l’avvento delle nuove terapie.
AC: Lei ha avuto la fortuna di seguire il corso di questi melanomi.
MGB: Io ho cominciato il follow up dei melanomi nel ’75, poi verso gli anni ’80 ho pubblicato dei lavori sul follow up dei melanomi, sull’intervallo libero, sulla sopravvivenza con una casistica molto grande. Ricordo che la mia prima casistica era di cinquecento casi, una delle prime uscite, poi ovviamente, mentre visitavamo i pazienti, abbiamo anche posto attenzione alla presenza di nuovi melanomi, per cui avevamo pubblicato anni dopo un lavoro, anche questo uno dei primi, sui melanomi multipli: quanti melanomi c’erano come primi melanomi, quanti come secondi, terzi, quarti, fino ad arrivare a casi rari di sette-otto melanomi e quanti erano sincroni e quanti metacroni. Diciamo che la maggior parte dei casi erano metacroni.
AC: In quei tempi non avevate tutti gli strumenti che abbiamo oggi a disposizione.
MGB: Il dermatoscopio è stato un cambiamento enorme nella nostra capacità di diagnosi. Il dermatoscopio impedisce di togliere molte più lesioni benigne di quelle che si faceva in passato.
AC: A proposito dei melanomi pediatrici ha avuto casi?
MGB: Sono casi rari i melanomi infantili. In quarantacinque anni ne ho visti sette, alcuni con aspetto di nevi di Spitz, altri come granuloma piogenico, alcuni sul cuoio capelluto, pochi perché comunque sono rari.
AC: Cosa mi può dire a proposito di Dermatologia Pediatrica?
MGB: Avevamo un reparto di Dermatologia Pediatrica, ma seppure non mi sia occupata di bambini, vedevo soprattutto micosi fungoidi del bambino e manifestazioni cutanee di leucemie.
AC: Lei ha conosciuto il professor Ferdinando Gianotti?
MGB: Sì, molto. Avevo un grosso affetto per lui perché, tra l’altro, era così umano! Ricordo che dopo aver fatto delle relazioni mi diceva: “Brava Bernengo, rimani sempre così!”.
AC: La Clinica Dermatologica Pediatrica a Milano è stata una grande palestra per tutto quello che abbiamo potuto vedere e imparare seguendo il professor Gianotti.
MGB: Infatti, la Dermatologia Pediatrica di Milano era proprio il faro. Ricordo che a livello italiano c’era tutta una serie di vecchi professori veramente dei grossi insegnanti con grande carisma che forse non hanno avuto i loro successori, anche perché non hanno avuto più le condizioni per esserlo.
AC: Cosa pensa della nostra Associazione?
MGB: Dico che soprattutto al giorno d’oggi la trovo utile e valida. Io sono stata sempre contraria, perché ero una femminista a modo mio, ritenendo che le donne dovevano farsi strada nel mondo degli uomini. Per anni sono stata l’unica cattedratica italiana, l’unica donna in mezzo a tanti uomini. L’unico modo per farmi rispettare era di mostrare le mie capacità, fare cose nuove ben fatte. Quindi una Associazione di donne dermatologhe può essere molto utile perché ci sono diverse sensibilità. Particolarmente se mettono in atto queste loro capacità, unite alla capacità intellettuali degli uomini.
Adriana Ciuffreda
Dermatologa, Milano