La vulvodinia è una patologia cronica complessa, localizzata a livello vulvare e caratterizzata da dolore, bruciore, prurito intenso, presente almeno da tre mesi in assenza di una patologia cutanea clinicamente o strumentalmente rilevabile.
La sua frequenza è sottostimata: diversi studi epidemiologici hanno evidenziato una prevalenza nella popolazione tra il 4 al 10%. Le donne di razza Caucasica ne sono maggiormente affette, soprattutto coloro che hanno relazioni sessuali di lunga durata e iniziate in giovane età.
Tale quadro non si caratterizza solo per la sofferenza fisica ma vi si associa anche sofferenza psichica che porta a sentimenti angosciosi e a stati ansioso-depressivi talora di severa entità.
Dal punto di vista clinico la mucosa e la cute si presentano spesso integre o al massimo leggermente eritematose . Le pazienti riferiscono sofferenza algica iniziata molto tempo prima,a volte anni e sono spesso reduci da ripetute visite presso diversi specialisti che non hanno prodotto alcun miglioramento clinico. La sintomatologia talora compare sin dall’età giovanile oppure può manifestarsi dopo anni di attività sessuale. Le pazienti sovente descrivono questo dolore come bruciore pungente accompagnato da parestesie e prurito.
La Società Internazionale per lo Studio delle Malattie Vulvovaginali ha distinto tale patologia in forma localizzata o diffusa. Il dolore di entità variabile, da lieve a molto severo, può essere provocato,spontaneo o misto.
La malattia viene spesso sotto diagnosticata, sottovalutata e ha moltissime ripercussioni nella vita sessuale e nei rapporti interpersonali.La relazione affettiva, in particolar modo quella con il partner, diviene sempre più dolorosa,difficoltosa e stressante. Il rapporto viene ricercato ma al tempo stesso temuto ,talora abbandonato, e diviene parte del malessere e della paura di essere abbandonate dal compagno
A quanto detto sopra si aggiunge anche la frustrazione conseguente alle numerose visite specialistiche dall’esito incerto e non adeguato al proprio malessere e la donna vulvodinica piomba nella disperazione isolandosi dal mondo circostante.La diagnosi è spesso clinica e di esclusione: vanno comunque indagate eventuali altre patologie vulvovaginali quali ad esempio il lichen(planus e scleroatrofico) , alcuni quadri infettivi, irritativi e allergici e patologie neoplastiche.La noxa patogena è ancora sconosciuta e sicuramente complessa e multifattoriale. Tra le possibili cause, vi sono: la diatesi allergica, la sensibilizzazione a sostanze chimiche, l’iper-reattività dei muscoli dell’area vulvare, le infezioni, i traumi e le neuropatie distrettuali. Un’altra possibile causa è infine quella psicosomatica riferibile principalmente ad esperienze sessuali traumatiche che vanno accuratamente ricercate con cura nella storia della paziente. Presumibilmente l’ipertonicità o gli spasmi della muscolatura del pavimento pelvico e l’ipoestrogenismo,che produce una riduzione dello spessore della mucosa vulvare, uniti ad un elemento psicogeno attivano una serie di meccanismi,non ancora del tutto identificati, che sono responsabili, in ultima analisi, dell’incremento di neuropeptidi, con aumento dei mastociti e delle citochine proinfiammatorieinfinenocicettori a livello della mucosa vulvare
Istologicamente è presente un’infiammazione di lieve entità con un’alta densità di fibre nervose e aree focali di angiogenesi. La terapia è varia. Il supporto psicologico è molto importante. Sono efficaci cure topiche,in particolare creme a base di anestetici locali e di estrogeni, terapie fisiche che facilitano il rilassamento della muscolatura pelvica, terapie sistemiche con psicofarmaci(antidepressivi). Infine in casi selezionati si possono utilizzare tecniche laser e chirurgia.
Ilaria Ghersetich,
dermatologa, Firenze